martedì 21 ottobre 2014

sabato 18 OTTOBRE 2014
Il mANIFESTO

APERTURA
ITALIA/ARGENTINA
Ospitiamo un torturatore in una chiesa
Il 17 luglio 2014 l’Italia ha respinto la richiesta di estradizione nei confronti dell’ex tenente colonello Carlos Luis Malatto. In Argentina il militare è sotto processo per aver preso parte alla repressione durante la dittatura, per sequestro, tortura e desaparición. E gode di troppe connivenze: è ospite a Genova della Congregazione San Giacomo Apostolo di Comigliano (dietro la Chiesa dei padri Scolopi)
TOGNONATO   PAGINA 5

Negata estradizione a stragista argentino
Claudio Tognonato, 17.10.2014
Genova. E' nascosto in una chiesa. In Argentina è sotto processo per aver preso parte alla repressione durante la dittatura
Il 17 luglio 2014 l’Italia ha respinto la richie­sta di estra­di­zione nei con­fronti dell’ex tenente colo­nello Car­los Luis Malatto. In Argen­tina il mili­tare è sotto pro­cesso per aver preso parte alla repres­sione durante la dit­ta­tura, in par­ti­co­lare deve rispon­dere al seque­stro, tor­tura e desa­pa­ri­ción di Oscar Alfredo Aco­sta e sua moglie Vir­gi­nia, Marta Sarof de Leroux, Mar­ga­rita Camus, Alberto Car­va­jal, Guil­lermo Gul­bert, Fer­nando Mot, Adolfo Andino y Vicente Mazzitelli.
Ma ci sono altri delitti di lesa uma­nità rima­sti sospesi dalle leggi che fino dieci anni fa ave­vano inter­rotto i pro­cessi.

Mer­co­ledì 15 otto­bre, la sesta sezione penale della Corte di Cas­sa­zione ha depo­si­tato le moti­va­zioni di tale deci­sione. Ben­ché la Corte rico­no­sca «la fero­cia del regime instau­rato in Argen­tina a seguito del golpe mili­tare del marzo 1976» e dei metodi «cri­mi­nali uti­liz­zando corpi dell’esercito orga­niz­zati in bande che agi­vano nell’anonimato e nell’illegalità, con il com­pito di eli­mi­nare fisi­ca­mente i dis­si­denti o pre­sunti tali», ha rite­nuto che «non ci siano ele­menti con­creti in ordine al coin­vol­gi­mento del Malatto». Quindi, con­clude la Corte, non emer­gono «ele­menti di accusa che ren­dano pro­ba­bile che l’estradato abbia com­messo il reato attribuitogli».
Dun­que i magi­strati ita­liani, dichia­rano che non ci sono prove suf­fi­cienti per sot­to­porlo a giu­di­zio. Come è noto, nei casi di estra­di­zione, il paese a cui è richie­sta, non dovrebbe entrare nel merito dell’indagine pre­li­mi­nare che ha deciso l’apertura del pro­cesso, ma si dovrebbe limi­tare a veri­fi­care l’esistenza di con­di­zioni per l’attuazione di un pro­cesso equo. Evi­den­te­mente non è così in Ita­lia. Malatto era stato arre­stato in Argen­tina, ma il 27 ago­sto 2011 riu­scì a fug­gire e radi­carsi in Italia.
La Corte ha accolto il ricorso di Augu­sto Sina­gra, legale di Malatto, ribal­tando in modo defi­ni­tivo la sen­tenza emessa dalla Corte d’Appello dell’Aquila che aveva invece con­cesso l’estradizione. Forse l’intervento di Sina­gra è stato deci­sivo. L’avvocato, iscritto alla «disciolta» Logia Mas­so­nica P2, già noto per essere stato il primo avvo­cato di Licio Gelli quando scop­piò il caso nel 1981 e legale di Erich Prie­bke, ha con­vinto la Corte dell’inappropriata pre­tesa del governo argentino.
Le denunce con­tro Malatto non sono poche e tutte vin­co­late agli anni della dit­ta­tura, quando nella pro­vin­cia di San Juan era noto per il suo lavoro d’intelligence rea­liz­zato insieme l’ex mag­giore Jorge Oli­vera.
La sim­biosi tra i came­rati arrivò al punto che venis­sero chia­mati Mala­vera, unendo entrambi i cognomi. Un destino paral­lelo visto che Jorge Oli­vera, anche lui P2, era stato arre­stato a Fiu­mi­cino nell’estate del 2000 per ordine della magi­stra­tura fran­cese che voleva pro­ces­sarlo per la desa­pa­ri­ción de Marie Anne Erize. In que­sta occa­sione la Camera d’Appello di Roma ha rite­nuto che non ci fos­sero gli estremi per con­ce­dere l’estradizione e, gra­zie ad un fax, rile­va­tosi poi pale­se­mente falso, ha accet­tato il ricorso pre­sen­tato dal suo avvo­cato, Augu­sto Sina­gra, e rispe­dito a Bue­nos Aires. Nel 2013 Oli­vera è stato con­dan­nato all’ergastolo, ma tra­scorso qual­che mese è riu­scito fuggire.
Dopo que­ste eva­sioni e con­ni­venze, sono 61 i mili­tari pro­fu­ghi, si pre­sume l’esistenza di una rete inter­na­zio­nale di aiuto per i repres­sori accu­sati o con­dan­nati per cri­mini durante la dit­ta­tura. Come è stato accer­tato la «disciolta» P2 è stata sem­pre sal­da­mente radi­cata in due paesi: Ita­lia e Argen­tina.
A pro­po­sito di con­ni­venze, Malatto è ora ospite a Genova della Con­gre­ga­zione San Gia­como Apo­stolo di Cor­ni­gliano alle spalle della Chiesa dei padri Scolopi.
Del resto il gene­rale Jorge Videla, capo della giunta mili­tare, prima di morire in pri­gione ha dichia­rato: «Il mio rap­porto con la Chiesa è stato eccel­lente. Que­sto rap­porto di col­la­bo­ra­zione e ami­ci­zia non è mai venuto meno».
La scorsa set­ti­mana Malatto ha con­cesso un’intervista al Cor­riere della Sera cor­re­data da una foto­gra­fia dove lo si vede: una per­sona mite vestita mode­sta­mente. Erano anni che gli inqui­renti cer­ca­vano una sua imma­gine, attento a non farsi foto­gra­fare, non voleva avere pro­blemi. Oggi nel nostro bel Paese si sente al sicuro.


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